lunedì 14 aprile 2014

Il Salone si sposta. Non so se il link ci porta direttamente, in alternativa chi volesse "seguirmi" basta che cerchi "rocksaloon" su Facebook, è una pagina pubblica e mi troverà. Da non confondere con un delizioso "Red Rock Saloon" che anche lui ha una pagina facebook ma è un saloon vero e proprio con tanto di cactus ma insomma dai è lo stesso.
Questo il link da copiaincollare nel browser.

https://www.facebook.com/rocksaloon2

Cambia il network, non lo spirito. Do you understand?
See you later!

venerdì 24 gennaio 2014

mea culpa mea culpa, non dovevo REMare contro.....

Mentre erano in vita non voglio dire che ne ho parlato male, ma insomma diciamo che non li ho mai considerati uno dei miei punti di riferimento.
Sto parlando degli ormai disciolti R.E.M., per chi non avesse.
Ho moltissimi loro dischi, li canticchio anche quasi senza rendermene conto, stima e respect insomma.
Ma mancava il "sacro fuoco" che invece mi pervade quando si parla di altri artisti.

Insomma com'è come non è stamani mentre andavo in macchina a laurà, mi è partita LEAVING NEW YORK, brano peraltro non particolarmente altissimo nelle top twenty dei fans accaniti, che spesso prediligono pezzi dei periodi migliori (io sbavo in particolare per Man on the moon e Nightswimming, per dire) .

Ma appena ho sentito la chitarra e il piano e poi la voce di Michael mi è preso un groppo alla gola mannaggia, io che non sono un fanatico. Il che mi ha spinto a un paio di riflessioni.

1) Hanno fatto benissimo a sciogliersi. Grandi. Battimano e standing ovation. Oggi staremmo qua a disquisire sul loro ennesimo disco mediocre un pò come sta succedendo a Springsteen.
2) Azz' come erano bravi. Anche se non andavi in deliquio per essi, ad ascoltarli oggi sembrano provenire dalla stratosfera. Da un altro mondo in cui la musica conta veramente qualcosa e chi la fa ci mette l'anima.

So long guys, alla prossima

martedì 14 gennaio 2014

There was a time........DIAMOND HEAD

There was a time.......in cui suonare hard rock non era solo "batterie tonanti", "chitarre taglienti" e "cantanti urlatori". Un minimo di nerbo ovviamente è sempre stato alla base ma there was a time in cui il mondo del rock duro ancora preservava gelosamente i contatti "nobili" con gli ascendenti più diretti come il rock-blues e il progressive. Insomma prima dell'avvento del più dinamico Heavy Metal o del più traumatico Thrash Metal, there was a time in cui anche le orecchie più gentili potevano ascoltare una canzone di rock duro riuscendo a coglierne le armonie e le raffinatezze.
Uno dei gruppi che meglio incarna questa situazione senza essere mai stato considerato tra i grandissimi del genere sono senz'altro i DIAMOND HEAD di Brian Tatler e Sean Harris.
Discendenti diretti dal mood di band come UFO e Uriah Heep, fecero parte seppur di malavoglia di quel grandioso movimento che a fine anni 70 squarciò stadi e classifiche e noto ai più come NWOBHM, acronimo per New Wave of British Heavy Metal.
I Diamond Head, di quel movimento, rappresentavano l'ala "soft", la raffinatezza esecutiva e compositiva che si concretizzarono in almeno due album masterpiece quali LIGHTNING TO THE NATIONS e BORROWED TIME. Dischi che gli appassionati di Rock dovrebbero avere ad ogni costo.
Famosa la fissazione che avevano per loro i Metallica degli esordi (ma poi anche i Megadeth e tanti altri, i Diamond Head stanno al metal moderno come i Big Star al pop rock).
Mi piace pensare che, senza questo importante riferimento sonoro e stilistico, gli ammericani di Hetfield e Ulrich non sarebbero riusciti ad andare oltre un grezzo thrash di mezza tacca.  E invece seppero inglobare quel tantinello di classe che li portò ad ergersi sopra il magma thrash indicando veramente la via verso il rinnovamento del genere, ma questa è un'altra storia........
Per adesso ascoltatevi "Am I evil" e godetene tutti.




domenica 12 gennaio 2014

I believe I'll dust my broom

Prendendo spunto dal titolo di un classicissimo blues di Robert Johnson (forse il primo musicista moderno ad aver venduto la propria anima al Diavolo), "rispolvero" il blog. Devo fare un po' di pulizia qua e là, rimettere a posto i mobili e l'arredamento ma insomma l'ho ritrovato abbastanza bene, dopo quasi un anno di assenza.
Che bisogno c'era di tornare.
C'era c'era. Perchè di là su Facebook ormai si cazzeggia, si litiga, si mettono un pò di canzoni alla cazzo ma non si entra mai nel vivo. E questo è overrated....e questo è troppo hype, e questo è cool e quell'altro spacca e miticoquello e magicoquellaltro. Due vaffanculo che minchiate dici, qualche mi piace e via.
Ammòbbasta eh. Come ho già scritto di là, "è tempo di riaprire i blog". Il mio, il vostro, quello di chi ancora non si conosce. Diamo fiato alle trombe e ritorniamo a raccontare e disquisire un po' più in profondità. Così, evitiamo di dire qualche cazzatina di troppo sui vari social network, diradiamo la nostra presenza evitando l'overexposition e torniamo ogni tanto a casina.
E ora dopo il pistolotto che cacchio metto? Non lo so, però ieri alla radio ho risentito per caso una vecchia canzone dei QUEEN, un gruppo del quale mi guardo bene dal sollevare qualsiasi commento (tanto lo sapete che sono del partito di "quelli che riconoscono che tra tante fregnacce qualche grande canzone ce l'hanno piazzata"), una canzone che mi piaceva anche perchè è di Brian May e non ha troppe barockaggini addosso. I ricami arpeggiati di Brian, la batteria a mano pesante di Roger Taylor, la voce eterna di Mercury, il basso collante di Deacon e la coda straordinaria (poche ciance, i Queen erano maestri delle code, gli venivano quasi meglio della canzone portante) bastano per rendermi contento.
SAVE ME, dall'album "The Game" del 1980.
E scusate se è poco. Alla prossima.

sabato 25 maggio 2013

Promesse mancate (e da marinai)


La carriera di William Broad in arte Billy Idol si divide in due tronconi solo apparentemente diversi tra loro: gli inizi con Tony James e i Generation X, uno dei gruppi più innovativi dei punksters e con maggiori potenzialità commerciali, e il prosieguo sotto l'ala dell'Aucoin management, quando con un tocco vagamente "hard rock" e con l'apporto del validissimo Steve Stevens al songwriting e alla chitarra solista il buon Billy diede alla luce almeno 3 album di buon livello dove giocava con il suo personaggio e irretiva i teen agers ma non solo con un bunch di ottime pop song travestite da altri generi.
Ma perchè "promessa mancata"? Perchè il buon Bill nonostante l'evidente anche se non durabilissimo successo commerciale aveva all'epoca una delle voci più interessanti del panorama rock.
Una specie di Elvis 2.0, consentitemi l'irriverente paragone, alle prese con l'iconografia della fine dei seventies che obbligava a schifiltare tutto e tutti. Un crooner prestato alla causa che oltretutto aveva doti da performer di primissimo livello, quel che si dice un grandissimo animale da palcoscenico.
Credo ancora che Bill abbia "mancato" l'appuntamento con la storia soprattutto a causa del mancato incontro con un produttore di grido, uno che lo sapesse valorizzare artisticamente e che lo rendesse consapevole del proprio valore di base.
Invece lui ci mise del suo e da brava testa di vitello gettò alle ortiche una carriera che sembrava molto promettente e che era solo in attesa di un guru che lo inquadrasse un pò meglio. Non dico Brian Eno, ma almeno un Lillywhite o un "Mutt" Lange li avrebbe meritati. E perchè no magari un Padgham a ripulirgli l'immagine e il sound. Insomma, promessa mancata gigantesca a mio avviso. Ma comunque molte cose che ha fatto restano ancora godibili, come questa storica White Wedding che rappresenta il perfetto anello di congiunzione tra l'epoca punk e i futuri approdi hard-pop.